martedì 14 giugno 2016

Mettersi in regola e pagare meno tasse, ecco il nuovo regime forfettario

Chi svolge un’attività professionale e vuole regolarizzare la propria posizione invece di ricorrere alle solite collaborazioni o addirittura al nero, può aprire una partita Iva col regime forfettario pagando l’iva al 15 per cento, senza l’obbligo di rispettare tutti gli adempimenti fiscali e organizzativi delle aziende tradizionali.
In pratica non sarà necessario tenere registri contabili o seguire particolari regole complesse. Basterà rilasciare regolare fattura numerata progressiva e consegnare tutto a fine anno al commercialista che non dovrebbe chiedere un compenso particolarmente alto dal momento che la contabilità con questo regime fiscale è abbastanza semplice.

Ci sono pochi requisiti da rispettare per poter accedere a questo regime. Li potete trovare qui:

http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Home/CosaDeviFare/Richiedere/Regimi+agevolati/Nuovo+regime+forfetario+agevolato/Scheda+nuovo+regime+forfettario+agevolato/

Tra i requisiti fondamentali c’è quello di non fatturare durante l’anno più di 30 mila euro.
Per le start up, cioè per le nuove attività, per cinque anni prevista un’iva agevolata al 5 per cento che tra l’altro non dovrà essere indicata in fattura, dove assieme all’importo dovrete solo indicare la percentuale della cassa di previdenza. Chi applica il regime forfettario “non addebita l’Iva in fattura ai propri clienti e non detrae l’iva sugli acquisti. Non liquida l’imposta, non la versa, non è obbligato a presentare la dichiarazione e la comunicazione annuale Iva. Non deve comunicare all’Agenzia delle entrate le operazioni rilevanti ai fini Iva (cd. spesometro) né quelle effettuate nei confronti di operatori economici aventi sede, residenza o domicilio in Paesi cosiddetti black list. Chi applica il regime forfetario, inoltre, non ha l’obbligo di registrare i corrispettivi, le fatture emesse e ricevute”.

Un po’ di confusione nasce per chi aveva adottato questo regime negli anni passati, quando sono intervenute più riforme prima dell’ultima in vigore.
La legge dice che chi aveva il regime dei minimi, sia prima del 2015 sia dopo, può continuare ad applicarlo per tutto il periodo residuo cioè fino alla scadenza di 5 anni dall’attivazione ed eventualmente fino al compimento di 35 anni. Cioè se avete il regime dei minimi da sei anni ma avete 34 anni, potete tenerlo un altro anno, poi passerete al nuovo regime forfettario.

Ma quanto si paga col regime forfettario? L’imposta è del 15 % e sostituisce tutte le altre imposte normalmente pagate come imposte sui redditi, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP. Ma questo 15 per cento non si paga su tutto il vostro guadagno ma solo su una percentuale che è diversa in base al vostro settore lavorativo. Questa percentuale si chiama coefficiente di redditività e ha una percentuale che varia in base al settore di lavoro.
Dal primo gennaio sono stati introdotti nuovi coefficienti e nuove percentuali: 

Alimentari, bevande: dai 35.000 ai 45.000, redditivitità 40%;
Commercio (ingrosso e dettaglio): dai 40 mila a 50 mila, redditivitità 40%;
Commercio ambulante (alimenti e bevande): dai 30 mila attuali a 40 mila, redditivitità 40%;
Commercio ambulante altri prodotti: dai 20 mila di oggi a 30 mila, redditivitità 54%;
Costruzioni, immobiliari: dai 15.000 di oggi a 25.000, redditivitità 86%;
Commercio (intermediari): dai 15 mila di oggi a 25 mila, redditivitità 62%;
Servizi alloggio e ristorazione: dai 40 mila a 50 mila, redditivitità 40%;
Attività dei professionisti: dai 15.000 di oggi a 30.000, redditivitità 78%;
Altre attività: dai 20.000 di oggi a 30.000, redditivitità 67%;

Il reddito viene quindi calcolato non sulla differenza tra ricavi e costi ma forfettariamente, cioè: si vede quanto avete guadagnato (ad esempio 10  mila euro) si calcola il coefficiente (ad esempio 60% cioè 6 mila euro) e su questo importo, di 6 mila euro, si applica poi l'aliquota del 15% (in questo caso 900 euro di tasse da pagare).

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